Newsletter n. 29: Emergenza COVID - Le proposte del PD Bresciano

Newsletter n. 29: Emergenza COVID - Le proposte del PD Bresciano

Emergenza COVID-19

Le proposte del PD Bresciano

Il drammatico sviluppo dell’epidemia in Lombardia, assolutamente sproporzionato rispetto alle altre regioni, con il carico di morti, malattie, sofferenze e conseguenti difficoltà economiche e di vita, ha una concausa determinante: è mancata una strategia complessiva, supportata da adeguate competenze tecniche, in grado di mettere insieme, articolare e collegare gli interventi epidemiologici, preventivi, di cura e assistenza, nelle diverse fasi evolutive dell’epidemia.

Il PD Bresciano vuole contribuire alla ripresa: propone una serie di azioni da mettere in atto subito.

Propone inoltre l’attivazione di una Cabina di Regia Provinciale, per coordinare e guidare l’insieme delle azioni di prevenzione, contrasto e uscita dall’epidemia sia sul fronte sanitario che economico e sociale, che coinvolga rappresentanti delle diverse componenti: sanitarie (ATS, ASST, Erogatori Sanitari e Socio-Sanitari, Ordini Professionali), amministrative (Provincia e Assemblee dei Sindaci dei Piani di Zona), del mondo produttivo (datori di lavoro e sindacato), sociali (associazionismo e volontariato).

In tale direzione, si mette a disposizione il documento che motiva e articola la serie di azioni proposte

(clicca qui per accedere al documento)

quale base per un confronto e per la costruzione di un percorso comune verso un’alleanza tra forze sociali (professionali, sindacali, produttive, culturali, del volontariato) e politiche che, condividendo elementi di valutazione e linee di azione sui tempi brevissimi e brevi, possa contribuire fattivamente alla ripresa.

Cosa fare nell’immediato

OPERATORI SOCIO-SANITARI PROTETTI: nessun infermiere, medico, farmacista si deve più contagiare e ammalare e deve poterci continuare a curare in sicurezza, sua e nostra.

UN PIANO DI GOVERNO DI TUTTE LE AZIONI NECESSARIE, REGIONALE E PROVINCIALE: coordinare prevenzione, monitoraggio-assistenza-cura territoriale, pronto soccorso, ospedale e strutture.

AMMINISTRAZIONI COMUNALI COINVOLTE: attraverso le assemblee dei Sindaci dei Piani di Zona nelle decisioni sul governo sanitario territoriale.

CRITERI VALIDATI E UNIVOCI PER TAMPONI, ESAMI SIEROLOGICI, QUARANTENA, RIAMMISSIONI.

UN UNICO GRUPPO DI LAVORO IGIENISTICO PROVINCIALE CON UNA SOLA CATENA DI COMANDO: tutti gli operatori della prevenzione di ATS e delle ASST devono lavorare coordinati.

INSIEME DEI SERVIZI SANITARI DI BASE GOVERNATI E SUPPORTATI: Medici di Famiglia e di Guardia+Farmacie+Consultori+Salute Mentale+Centri per Anziani-Disabili+Cure Domiciliari.

STRUTTURE RESIDENZIALI DOTATE DEI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE E DEI SUPPORTI NECESSARI: nessuna RSA deve essere più lasciata sola. 

Cosa fare per il ritorno al lavoro dei guariti e per riprendere con gradualità tutte le attività

STRUTTURE INTERMEDIE: dove ospitare e assistere temporaneamente le persone positive ma che non necessitano di ospedale.

UNA SOLA RETE DI TUTTE LE STRUTTURE DEDICATE AI MALATI COVID: per bassa, media e alta intensità di cura.

RIAPERTURA DI TUTTE LE ATTIVITÀ OSPEDALIERE ORDINARIE: con gradualità ma con un disegno dell’intera rete che valorizzi le specificità di ciascuna struttura e l’apporto dei medici e degli operatori.

SPECIALISTICA AMBULATORIALE NEI PRESIDI TERRITORIALI: per evitare l’afflusso nei contesti ospedalieri.

RIAPRIRE GRADUALMENTE LE ATTIVITÀ PRODUTTIVE APPENA POSSIBILE: riammettendo al lavoro solo soggetti controllati, in aziende con Piano di Sicurezza validato dall’apposito Tavolo della Prefettura; ridisegnando il sistema dei trasporti pubblici e della circolazione delle persone.

Cosa dovremo fare dopo, una volta raffreddato lo sviluppo epidemico

RIFINANZIARE IL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE: tutti si sono resi conto di quanto sia importante avere il SSN e di come sia stato indebolito da un decennio di taglio di operatori, materiali, strumenti, strutture, risorse.

RICOMPORRE LA FRAMMENTAZIONE TRA LE REGIONI: che si sono mosse “a schema libero”, anche disattendendo le indicazioni degli organismi scientifici, con frequenti improvvisi cambi di orientamento, talvolta generando inutili ma dannosi “procurati allarmi”, per poi chiedere indicazioni all’Istituto Superiore Sanità e risorse al Ministero.

SUPERARE LA DIVISIONE TRA L’ATS (Agenzia di Tutela della Salute) E LE ASST (Aziende SocioSanitarie Territoriali): la dispersione degli operatori e delle funzioni della ex ASL tra tanti enti diversi, voluta dalla riforma sociosanitaria lombarda del 2015, ha impoverito i singoli gruppi di lavoro e ha generato confusione, scoordinamento… e tante diverse catene di comando in conflitto tra loro.

FARE PREVENZIONE: superare la logica certificativa che ha caratterizzato le ATS in questi anni e in occasione dell’emergenza.

RIPENSARE AL RUOLO DEL MEDICO DI FAMIGLIA: che diventi, in un sistema organizzato e governato, primo agente del SSN, capillarmente presente, accompagnatore del percorso di salute individuale nella rete dei servizi, con capacità di affrontare anche le emergenze e, in una logica di governo clinico, rilevatore delle condizioni di salute dell’insieme degli assistiti in carico.

DISEGNARE UNA RETE OSPEDALIERA E DELLE STRUTTURE INTERMEDIE UNITARIA: progettata e programmata in base ai bisogni di salute individuati epidemiologicamente.

RIDEFINIRE IL RUOLO DELLA COMPONENTE PRIVATA NEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE: ruolo importante ma sussidiario, che va inscritto in una programmazione pubblica, superando l’apparente parità pubblico-privato attuata in Lombardia, riconoscendo alla componete pubblica adeguate risorse per svolgere le funzioni che il privato non può mettere in atto.

REALIZZARE UN VERO SISTEMA INFORMATIVO DEL SERVIZIO SOCIOSANITARIO: aperto, funzionalmente completo, strutturalmente integrato e realmente interoperabile, modificando radicalmente la gestione lacunosa e fallimentare sin qui adottata.

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